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Modello organizzativo 231/2001

2024-11-05 10:25

Riccardo Martines

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Modello organizzativo 231/2001

RESPONSABILITA’ PENALE DELLE IMPRESE - ADOZIONE DEL MODELLO ORGANIZZATIVO 231/2001PER EVITARE LA CONDANNA PENALE E LE SANZIONI IN CAPO ALLE IMPRESE

RESPONSABILITA’ PENALE DELLE IMPRESE

ADOZIONE DEL MODELLO ORGANIZZATIVO 231/2001

PER EVITARE LA CONDANNA PENALE E LE SANZIONI IN CAPO ALLE IMPRESE

 

Con l’introduzione nel sistema giuridico italiano del d.lgs. 231/2001 dell’8 giugno 2001, anche le imprese possono essere perseguite per la commissione di reati nel loro interesse o vantaggio, e l’eventuale comminazione a loro carico di sanzioni marcatamente afflittive in caso di condanna.

Fino al 2001 a rispondere del reato compiuto in ambito societario era esclusivamente l’amministratore o il dipendente che lo aveva realizzato, mentre l’ente non veniva coinvolto nel procedimento penale, se non come soggetto obbligato per la pena pecuniaria.

Con l’introduzione del Decreto 231, invece, l’ente diventa un autonomo centro di imputazione della responsabilità rispetto alla persona fisica che ha commesso il reato e, di conseguenza, un ulteriore soggetto perseguibile e punibile con sanzioni tali da incidere notevolmente sul suo patrimonio, sul suo business, nonché sulla sua reputazione.

Il d.lgs. 231 ha previsto un catalogo di reati di cui l’impresa può essere chiamata a rispondere (cito per semplicità solo alcuni di quelli previsti):

-          Reati tributari;

-          Reati societari;

-          Violazioni delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell’igiene e della salute sul lavoro;

-          Indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato-Unione Europea;

-          Riciclaggio;

-          Reati ambientali;

-          Delitti contro l’industria e il commercio;

-          Peculato, concussione, corruzione, abuso di ufficio;

-          Impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare.

Il d.lgs. 231 ha introdotto nel nostro ordinamento un sistema sanzionatorio in capo alle imprese che vengono condannate per uno dei reati sopra elencati, articolato in sanzioni pecuniarie, sanzioni interdittive e sanzioni accessorie.

Le sanzioni interdittive sono particolarmente afflittive per le imprese perché compromettono temporaneamente e, in alcuni casi, anche in modo definitivo, lo sviluppo dell’attività aziendale.

Si tratta in particolare:

-          Interdizione dall’esercizio dell’attività imprenditoriale;

-          Sospensione o revoca delle autorizzazioni, concessioni, licenze;

-          Divieto di contrattare con la pubblica amministrazione

-          Esclusione di agevolazioni, finanziamenti, contributi, o revoca di quelli già ottenuti.

Invero il sistema sanzionatorio disegnato dal Decreto 231 prevede anche un sistema premiale, volto ad incentivare le imprese all’adozione di modelli organizzativi idonei alla prevenzione dei reati.

 

L’azienda non risponderà infatti di reati commessi nel suo interesse o vantaggio se prova che:

-          l’organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati;

-          il compito di vigilare sul funzionamento dei modelli e di curarne l’aggiornamento è stato affidato a un organismo di vigilanza.

Il modello di organizzazione, gestione e controllo ai sensi del d.lgs. 8 giugno 2001, nr. 231, meglio noto come “Modello Organizzativo 231”, può essere definito come l’insieme di principi, regole e presidi di condotta e controllo di cui l’azienda decide di dotarsi al fine di darsi un’organizzazione interna idonea a prevenire il rischio di compimento di reati previsti dal d.lgs. 231/2001.

L’azienda adottando quindi un “Modello Organizzativo 231” ha la possibilità di “discolparsi” dimostrando la ricorrenza preventiva all’evento delittuoso, dell’adozione del modello organizzativo e dell’istituzione dell’Organo di Vigilanza.

 

Modello organizzativo 231/2001

La scelta oggi per le imprese di dotarsi di un “Modello Organizzativo 231” risulta dirimente per garantire la continuità aziendale, in un ginepraio di norme sempre più stringente, che mettono quotidianamente a rischio la permanenza sul mercato dell’azienda stessa, a causa di fatti illeciti commessi dagli amministratori e/o dipendenti dell’azienda, seppure nell’interesse dell’azienda stessa.

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